NAPOLI – “Il nostro Paese sta per affrontare un percorso importante di riforma delle politiche fiscali. Ha già fatto un passo in avanti individuando come primo pilastro della riforma l’approvazione del “Family act”. Ecco, ad esempio, perché proponiamo la decontribuzione delle spese per la formazione e l’istruzione”. Lo ha detto Elena Bonetti, ministro per la Famiglia e le Pari Opportunità, in apertura del XVII Convegno nazionale “Obiettivo futuro – Professioni politica e istituzioni a confronto per la tutela dei cittadini” organizzato dall’Associazione nazionale commercialisti, presieduta da Marco Cuchel.
“Lavoriamo alla costruzione di una cittadinanza attiva di cui tutta la collettività potrà godere. L’assegno unico universale, per citare un altro esempio, è un altro strumento di semplificazione e chiarezza. Serve un approccio nuovo – ha aggiunto il ministro Bonetti – che riconosca la fiscalità come investimento. E’ la chiave di volta per la costruzione di Patto di alleanza che consenta al nostro Paese di poter ripartire con il segno più”.
“Lavoriamo altresì a politiche del lavoro che riconoscano un approccio innovativo e produttivo di valore e non assistenziale – ha proseguito la titolare del dicastero alla Famiglia – attraverso la decontribuzione per le assunzioni degli under 35 e delle donne in tutto il Paese. Dobbiamo promuovere una nuova fiscalità per incentivare il lavoro femminile”.
Un dialogo franco e costruttivo quello ha caratterizzato il webinar dove non sono state risparmiate importanti rivendicazioni.
“Operare in questo momento di emergenza implica pesantissime responsabilità. Basta leggi delega. Serve un riordino complessivo della materia – ha rimarcato Cuchel – promuovendo tavoli tecnici che siano in grado di riportare l’equità fiscale e la pari dignità tra fisco e contribuenti. Tutti i decreti emergenziali e i nuovi decreti ristoro, adottati a distanza di 10 giorni l’uno dall’altro, e si parla di una quarta e quinta versione dei decreti stessi, sono fonte di grande difficoltà. Ci mettiamo sempre al servizio di imprese e famiglie per sostenerli ma dobbiamo dire che la nostra disponibilità e prontezza a recepire le modifiche innovative non è ripagata nei fatti dalla considerazione che meritiamo da parte del governo. Non vediamo riconosciuto questo nostro ruolo in fase consultiva e colleghi che stanno lavorando in piena emergenza Covid non possono nemmeno curarsi come si deve”.
“La risposta dell’Agenzia delle Entrate su quest’ultimo aspetto è burocratica e ci lascia perplessi – ha stigmatizzato il presidente di Anc – perché il diritto alla salute deve essere riconosciuto anche a noi commercialisti. Abbiamo chiesto almeno 30 giorni di moratoria per chi è colpito da pandemia per adempiere alle scadenze di lavoro. Contiamo centinaia di colleghi in quarantena, ricoverati o deceduti. Meritiamo di poter lavorare in serenità, curarci e mantenere il nostro lavoro per evitare di perdere i clienti. Mi auguro che al più presto diventi legge il Ddl Malattia e Infortunio che ci vede in prima linea da oltre 20 anni a portare avanti questa proposta che metta la parola fine all’ingiustizia perpetrata nei confronti dei professionisti”.
Il tema del mancato ascolto è stato ripreso anche da Luigi Pagliuca, presidente della Cassa di previdenza dei ragionieri commercialisti e degli esperti contabili: “Troppo spesso si guarda ai professionisti come categoria privilegiata. Siamo indispensabili quando c’è da lavorare e ultimi in graduatoria quando si tratta di misure di sostegno. Ci troviamo di fronte a governi e legislatori che continuano a ignorarci. Eppure gestiamo il 75% delle aziende italiane. Qualcuno dovrebbe rendersene conto e iniziare a consultarci se davvero vuole prendere provvedimenti in favore di imprese e famiglie italiane”.
Gli fa eco Massimo Miani, presidente dei commercialisti ed esperti contabili italiani: “Avevamo creduto nella riforma fiscale e abbiamo dato il nostro contributo alla sua stesura. Ma l’emergenza sta prendendo il sopravvento. Noi abbiamo sempre dato il nostro contributo partecipando alle audizioni e agli incontri con il Mef e l’Agenzia delle Entrate. Nello specifico abbiamo posto una serie di problemi, tra i quali quello dei colleghi affetti da Covid. I due terzi dei commercialisti hanno studi individuali e non possono contare sul contributo di soci o colleghi. E’ opportuno emendare il Dl Ristori per risolvere il problema”.
La presidente del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro e del Cup, Marina Calderone, ha lanciato l’allarme: “Secondo i dati raccolti e analizzati dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, fra aprile e maggio scorsi, all’apice del lockdown primaverile, il 35,8 per cento dei professionisti, ovvero più di 1 professionista su 3, ha visto dimezzato il proprio fatturato, in un contesto in cui il 79 per cento degli studi ha subito una riduzione degli introiti. Nonostante le nostre ripetute richieste – ha aggiunto -, gli iscritti agli ordini sono sempre rimasti esclusi dai contributi a fondo perduto concessi a tutte le attività economiche. L’apertura del ministro dell’economia Roberto Gualtieri è sicuramente positiva e da tempo attesa, aspettiamo quindi di leggere il testo del decreto legge Ristori Quater”
L’Agenzia Entrate ha affidato la risposta al suo direttore generale, Ernesto Maria Ruffini: “Da tempo è maturata la necessità di una riforma fiscale ma il governo sta dando la priorità agli interventi emergenziali dettati dalla crisi pandemica. Non bisogna avere fretta e occorre condividere la riforma con gli addetti ai lavori, i tecnici, i professionisti, in modo da non dover poi correre ai ripari con correttivi. L’equità deve esserne il fondamento. L’Agenzia spesso è individuata come responsabile dell’iniquità ma noi ci limitiamo ad applicare le norme. Se si riesce a semplificarle, sarà anche meglio”.
“Intanto si deve continuare a puntare sull’innovazione tecnologica e sul potenziamento dell’analisi dei dati. I fatti – ha osservato Ruffini – hanno dimostrato che una corretta lettura degli stessi serve non solo a controllare l’evasione ma soprattutto a fornire allo Stato l’andamento dell’economia del Paese consentendogli di intervenire in modo più capillare. Con i commercialisti abbiamo un rapporto produttivo e necessario. Non immagino la possibilità di guidare l’Agenzia delle Entrate senza il rapporto con gli operatori del settore. Sono la prima interfaccia tra amministrazione finanziaria e contribuenti”.
Un importante aggiornamento è stato illustrato da Chiara Gribaudo (Commissione Lavoro della Camera). “Oggi in Parlamento abbiamo votato l’ennesimo scostamento di Bilancio con il contributo della minoranza. La collaborazione tra maggioranza e opposizione – ha aggiunto l’esponente del Pd – ha permesso di prevedere il recupero del sostegno ai lavoratori autonomi e ai professionisti. Un fatto positivo. Sul decreto Ristori ter e quater ci sarà un lavoro importante in questa direzione. Dobbiamo liberare risorse per trovare le coperture adeguate. La mia proposta di legge prevede maggior spazio per le Casse in modo da rispettare una visione europea delle professioni e lasciare più spazio al welfare dei professionisti. Anche in termini di tutela in caso di malattia”.
Per Alberto Gusmeroli, vicepresidente della Commissione Finanze della Camera: “I professionisti non sono assolutamente ascoltati né dall’Agenzia delle Entrate né dal legislatore e dal governo. Se così non fosse non avremmo fatto ben 4 decreti Ristori e avremmo evitato tanti errori tecnici e legislativi. Abbiamo fatto passare una serie di emendamenti alla manovra di bilancio come quello sul credito d’imposta per chi si quota e quello per la riapertura dei termini per l’estromissione dei beni d’impresa”.
“Abbiamo recuperato 150 codici Ateco dimenticati tra i fruitori dei benefici dei decreti Ristoro. Un lavoro bi-partisan – ha specificato Gusmeroli – che spero dia buoni frutti. Mi chiedo piuttosto tutti i consulenti del ministero cosa stiano facendo per garantire ai professionisti, alle imprese e alle famiglie italiane più equità”.
Anche in Senato il lavoro per i diritti dei professionisti prosegue, come conferma Andrea De Bertoldi, segretario della Commissione Finanze: “Basterebbero poche ore e il Senato potrebbe licenziare il disegno di legge per il riconoscimento della malattia ai professionisti. Il cosiddetto ‘Ddl Malattie e Infortunio’ da noi presentato. Dispiace vedere che ci si limiti ai lavori sui decreti attinenti la legge Finanziaria perché c’è tutto il tempo per affrontare anche questi temi. Non si può attendere gennaio per un provvedimento così importante nella fase emergenziale che stiamo vivendo”.
Tommaso Nannicini (Commissione Bilancio di Palazzo Madama) ha evidenziato la necessità di intervenire sulla “ingiusta” doppia tassazione delle Casse di previdenza professionali, e sul recupero della delega del “Jobs act del lavoro autonomo” (legge 8112017) in merito al “welfare allargato” per tutelare meglio i professionisti.