NAPOLI (Di Anna Calì/ fonte foto SSC Napoli) – Delusione. Sdegno. Umiliazione. Rabbia e sconcerto. Oggi le parole non basteranno per allietare i cuori dei tifosi napoletani. Tutto sarà inutile e insensato. Il sorpasso è sfumato beatamente via tra le acque della Laguna di Venezia.
E continua quindi la sfortuna dei match giocati alle 12.30 per i partenopei.
Il Napoli di Antonio Conte non approfitta e dopo aver perso i punti a Como, ne perde altri per la strada proprio contro l’ultima squadra in classifica che, incredibilmente ha fatto la partita. Una signora partita.
Voglia di giocare, velocità, tattica, Zerbin ex giocatore napoletano eccezionale e, forse è stato solo un puro caso se la squadra di casa non si è ritrovata con tre punti più in classifica.
Una squadra che è in lotta per lo Scudetto non può e non deve presentarsi così ad affrontare una delle decime partite, che a detta dell’allenatore Antonio Conte oggi era come una finale di un Mondiale e menomale che le finali di calcio vengono sempre giocate con più foga ed entusiasmo, altrimenti immaginate la noia?
Sì, la noia. Quella che si è impossessata del campo e dei giocatori, ma anche dei tifosi soprattutto nel secondo tempo.
Una prima frazione di gioco iniziata moto bene per la squadra ospite.
Tante le occasioni avute e tante altre quelle sprecate. Anche perché a dirla tutta, la fortuna oggi non era proprio dalla nostra parte; peccato per il tiro di Lukaku segnalato come “no goal”. La vita è una questione di centimetri, ma in questo caso di millimetri. Ed è proprio per questi millimetri che il gol non è stato assegnato, a differenza invece, del tiro di Lautaro.
Ci si aspettava un secondo tempo più agguerrito e con la rabbia negli occhi. Invece, il vuoto cosmico. Il nulla. Come se stessero disputando un allenamento contro la Primavera o molto probabilmente avrebbero fatto di meglio anche in quel caso.
Giocatori assenti, stanchezza mentale e fisica, errori su errori, Simeone che sbaglia sotto porta, Lobotka che sbaglia un passaggio fondamentale. E dulcis in fundo un allenatore che decide di fare dei cambi dopo aver superato abbondantemente il 70mo.
No. Non funziona così. Se la squadra non gira, se la manovra è lenta, se i giocatori sono in balìa delle onde e creano confusione in campo, i cambi si devono fare con largo anticipo per permettere a chi subentra dalla panchina di ambientarsi con la squadra e di poter trovare più spazio, sperando quindi che l’azione possa poi trasformarsi e concretizzarsi in palle gol.
Bravo Okafor.
Non sono serviti a niente gli allenamenti spostati alle 12.30 durante la settimana per “ambientarli e abituarli” all’orario del match, visto il risultato ottenuto, dalla serie: non cambiare mai la via vecchia per la nuova. Sai quello che lasci ma non sai quello che trovi.
E possiamo dire, che l’unica cosa buona trovata è stato il modo in cui sono stati battuti i calci d’angolo. Finalmente tutti in altezza.
Una partita che lascia l’amaro in bocca. Oggi c’è la consapevolezza che forse a questa squadra realmente si è chiesto di fare tanto.
Ora bisognerà attendere il risultato della sfida di stasera per capire effettivamente se considerare chiusa qui la partita scudetto o se esiste ancora un minimo di barlume che, possa ancora farci sognare.
Brividi da parte dei tifosi azzurri che con uno striscione ricordano all’Italia intera che nonostante la crisi bradisismica che sta colpendo la città di Napoli qua non si muore: “Nessuna crepa, nun sentimm rummore.. Napoli unita, nun tremma e nnun more”, peccato però che questo striscione sia stato accompagnato dal coro: colerosi e terremotati. Ma questa è tutta un’altra storia.
Forse la sosta capitano al momento opportuno così avranno modo di riordinare le idee e capire bene quale potrà essere la strada giusta che li dovrà accompagnare sino alla fine della stagione, ma soprattutto per cercare di capire come potranno affrontare il Milan domenica 30 al Maradona.
