NAPOLI – Quando gli industriali napoletani e il Calcio Napoli hanno siglato l’accordo per realizzare una sorta di club d’élite teso allo scambio di interessi reciproci, non era chiaro il reale fine dell’iniziativa. Ma dopo la prima partita di campionato e il comunicato incandescente firmato da Costanzo Iannotti Pecci contro il Comune di Napoli per ipotetici disservizi dello stadio “Maradona”, lo scenario si è definito.
Aurelio De Laurentiis ha sancito una santa alleanza con gli industriali per provare ad avere una sponda forte e mettere definitivamente le mani sullo stadio. La convenzione appena rinnovata, che consente l’uso dell’impianto per la manifestazioni sportive, fino al 2028, non basta al patron azzurro. De Laurentiis, non è un mistero, ha più volte chiesto di siglare una convenzione per 99 anni. Ipotesi del tutto inapplicabile trattandosi di un bene pubblico. Ma quel che più conta è che il presidente vorrebbe che la struttura fosse gestita completamente dal Napoli, anche in occasione di eventi non sportivi e concerti.
Bruciano, per esempio, i grandi incassi dei Coldplay (800mila euro), e l’impossibilità di avere voce in capitolo. Da poco è stata realizzata un’area Vip, a ridosso della tribuna autorità, che De Laurentiis vorrebbe anche sgombra da presenze non gradite. Oggetto del contenzioso anche i 140 biglietti che il Comune riserva ai Consiglieri Comunali, i circa 250 biglietti per i bambini delle scuole e quelli per i disabili.
Insomma, come accade in tutte le sue cose, De Laurentiis vuole essere padrone assoluto e vorrebbe determinare ogni cosa. Si spinse a definire lo stadio “un cesso”, salvo poi poter contare su una profonda ristrutturazione con soldi pubblici (stanziati dalla Regione Campania) in occasione dell’Universiade. Adesso ci riprova, con la complicità degli amici industriali. Che non si fanno scrupolo di sparare sul comune, animando un braccio di ferro che è ormai chiaro e che riserverà nuove bordate.
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