NAPOLI – E’ di questa giorni l’iniziativa d’istituire un trust per lanciare una raccolta fondi internazionale finalizzata alla ristrutturazione dello stadio Diego Armando Maradona.
Come napoletano e come professionista, che da anni segue con crescente interesse l’evoluzione dell’istituto giuridico del trust, non posso che essere entusiasta.
Come napoletano, perché lo stadio è uno dei luoghi simbolo con i quali la città s’identifica, ed è una risorsa per i cittadini, non necessariamente di fede calcistica, che potrebbero usufruire gratuitamente di servizi sportivi più qualificati.
Come professionista, perché ritengo che non ci sia uno strumento più idoneo dell’istituto giuridico del trust per consentire agli amministratori locali, in sinergia con quelli nazionali, di reperire le risorse necessarie finalizzate alla realizzazione di uno stadio degno della città di Napoli, conservandone, al tempo stesso, la titolarità.
Entrando più nello specifico, l’istituzione di apposito trust consentirebbe di creare un fondo unico e protetto in cui far confluire le risorse sia pubbliche (stanziate sia Comune di Napoli che dal Governo centrale) che quelle di privati cittadini.
L’utilizzo di tale strumento consentirebbe una serie di vantaggi rispetto ad altre misure diversamente proposte come ad es. il comodato d’uso gratuito.
In primo luogo, come detto, si darebbe alla Città di Napoli la possibilità di non perdere né la proprietà dello stadio né, tanto meno, la gestione dello stesso, necessitando solo il conferimento provvisorio dell’impianto sportivo in un trust (di scopo) per il solo arco temporale necessario ad eseguirne la riqualificazione.
Durante tale periodo l’Amministrazione Comunale continuerebbe ad avere un controllo sulla gestione, ricoprendo la carica di guardiano del trust istituito, così da vigilare sulla corretta realizzazione del programma di ristrutturazione nonché sul rispetto della normativa in materia di appalti pubblici.
L’utilizzo del trust per la raccolta impedirebbe qualsiasi distrazione di fondi per finalità diverse da quelle per le quali sono stati conferiti, rimanendo le somme segregate e protette da azioni esecutive eventualmente promosse da terzi creditori dell’Ente proprietario.
Sarebbe quindi un’opportunità per reperire maggiori risorse finanziare per la realizzazione di un progetto di ristrutturazione più ambizioso.
Si tratta di un modello virtuoso che, con i dovuti accorgimenti, potrebbe essere utilizzato dalla P.A. per riqualificare il proprio patrimonio immobiliare senza perderne la titolarità.
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