NAPOLI (di Giulia Sferrazzo) – Supermercati affollati, persone indaffarate e la classica domanda dietro l’angolo: “Cosa facciamo a Capodanno?”
È questa l’atmosfera che si respira in questo periodo, in cui tutte le famiglie stanno acquistando le ultime cose in vista del pranzo di Natale.
Una situazione che si replica ogni anno e che tutte le volte porta sempre a chiedersi: “Ma quanto spenderanno gli italiani per il pranzo natalizio?”
A rispondere a questa domanda ci ha pensato il Centro studi di Confcooperative, che attraverso un’indagine ha scoperto che quest’anno il popolo italiano spenderà 2,9 miliardi di euro tra cena della Vigilia e pranzo di Natale. Una cifra che và a superare quella dello scorso anno, quando a seguito della stessa indagine era emerso che gli italiani avrebbero speso 2,5 miliardi di euro.
Un aumento di 400 milioni, che non va ad indicare una quantità maggiore di cibo acquistato, bensì ad un incremento dei prezzi dei prodotti.
Nonostante questo però le famiglie non rinunceranno ai classici cenoni natalizi.
Ma cosa prevede la tradizione culinaria napoletana?
Tutto parte dalla giornata del 24 in cui la cena è a base di pesce, considerata più leggera e che serve a preparare al pranzo del giorno dopo.
Durante la Vigilia i protagonisti sono senz’altro gli spaghetti alle vongole, immancabili sulle tavole delle famiglie napoletane, che ogni volta si ritrovano a cercare le vongole migliori per preparare un piatto dal sapore perfetto in modo da aprire al meglio questa cena. Può capitare però che a causa dell’elevato costo delle vongole, si decida di sostituirle con i lupini che costano meno ma che donano comunque sapore al piatto.
A seguire, come secondi, troviamo la frittura di gamberi e calamari, il baccalà e il capitone, entrambi fritti e accompagnati dallo stesso contorno: l’insalata di rinforzo, preparata per arricchire le portate e che trova tra gli ingredienti il cavolfiore lessato, le olive e le acciughe sotto sale, i peperoni e le cipolline.
A concludere la cena sono i vari dolci come i roccocò, i mustaccioli e gli struffoli al miele, e la tipica frutta secca come i pistacchi, le arachidi e le noci.
Ma non è finita qui. Il giorno dopo, a Natale le famiglie si ritrovano per un pranzo, questa volta a base di carne. La portata principale è infatti la minestra maritata, uno dei piatti più antichi dove verdure e carne si sposano alla perfezione.
La ricetta prevede infatti una parte di verdure con scarole, verza e cicoria unita ad una di carne con vari tagli di maiale come le salsicce.
Un altro piatto immancabile sono i broccoli, lessati in pentola con acqua salata e conditi con olio, aglio e limone.
Da non dimenticare poi la gallina in brodo, che però negli ultimi tempi in molte case non viene più preparata, poiché non a tutti piace.
Arrivati alla fine delle varie portante anche a Natale troviamo dolci e frutta secca, i cui gusci e bucce vengono spesso usati durante la tombola, il gioco per eccellenza delle festività natalizie, per coprire le caselle sulle cartelle.
Man mano che gli anni passano però, può capitare che le tradizioni cambino e i menù di queste giornate si trasformino.
Ma ciò che rimarrà invariata è la memoria della popolazione partenopea che continuerà a tramandare di generazione in generazione le ricette classiche.