NAPOLI (di M.G.Narciso) – Se ti dico vino piemontese mi rispondi quasi certamente Barolo. E ci sta.

Il Piemonte è noto in tutto il mondo per la produzione di alcuni dei vini più pregiati e noti nel mondo ma il target qui è far conoscere al pubblico di appassionati “l’altro Piemonte”, come ama definirlo il giornalista Luciano Pignataro chiamato a condurre la prima masterclass dell’evento “I vini del Piemonte on tour”.

Il format enologico ospitato dall’ Hotel Royal Continental Napoli lunedì 13 marzo, terza tappa del tour dopo Treviso e Trieste, ha celebrato infatti la rinomata tradizione vinicola della regione offrendo l’opportunità ai vigneron consorziati di presentare le proprie selezioni al pubblico partenopeo.

“I vini del Piemonte on tour” nasce proprio per accendere i riflettori sulla ricchezza e la varietà del territorio tramite il dialogo diretto con i produttori, l’assaggio ai banchi e la partecipazione a degustazioni guidate.

Il lungo pomeriggio è programmato in maniera tale da privilegiare il walk around tasting lasciando spazio a due seminari di approfondimento.

L’evento è suddiviso due momenti, il primo dedicato ai professionisti del settore e quindi distributori, agenti, sommelier, rappresentanti del settore Ho.Re.Ca. e stampa specializzata, l’altro nel tardo pomeriggio aperto ai wine lovers.

Le due Masterclass di Napoli hanno visto Luciano Pignataro, giornalista, blogger e critico enogastronomico de “Il Mattino” condurre “I territori del Piemonte”, seminario dedicato agli operatori specializzati.

L’altro incontro, riservato ai soci AIS dal titolo “Le sfumature del Re Nebbiolo: tra Barolo e Barbaresco”, è stato condotto in tandem dal presidente AIS Campania Tommaso Luongo e dal Responsabile della didattica regionale Franco De Luca. Obiettivo del consorzio, il cui core business, circa il 90%, è la promozione delle aziende piemontesi all’estero è quello di aiutare le aziende ad ampliare o consolidare la propria rete di distribuzione anche sul mercato nazionale.

Tra i banchi d’assaggio quello organizzato da Strada del Barolo e Grandi Vini di Langa insieme a Go Wine.

L’associazione “Strada del Barolo e dei grandi vini di Langa” nata nel 2006 con l’obiettivo di valorizzare e promuovere il territorio delle Langhe annovera quasi cento soci che lavorano insieme per far conoscere al turista il ricco patrimonio naturale e culturale riconosciuto dall’UNESCO.

La Strada unisce i comuni di Alba, Barolo, Castiglione Falletto, Cherasco, Diano d’Alba, Dogliani, Grinzane Cavour, La Morra, Monchiero, Monforte d’Alba, Montelupo Albese, Novello, Roddi, Roddino, Rodello, Serralunga d’Alba, Sinio e Verduno, in un percorso attraverso il territorio in cui il vino assume il ruolo di narratore.

Una occasione unica per degustare vini non proprio diffusi sulle tavole partenopee come ad esempio la Nas-cëtta del Comune di Novello proposta dalla cantina Casa Baricalino nella vendemmia 2020 e dalla cantina Le Strette nella vendemmia 2021.La Nas-cëtta è un vitigno semiaromatico a bacca bianca, autoctono, a lungo dimenticato ma poi riscoperto da un piccolo gruppo di produttori tra cui proprio Le Strette.

Un vero reperto archeologico sopravvissuto nel corso dei secoli perché utilizzato come vino da Messa grazie alla sua amabilità e capacità di resistere al tempo.

La delicatezza del frutto e l’incostanza nella produzione lo ha reso difficile da coltivare tanto da farlo rimpiazzare nel tempo da vitigni più remunerativi.

La coltivazione è sopravvissuta in rare e piccolissime vigne, la più antica delle quali risale al 1948. Nel 2010 il riconoscimento della DOC Langhe Nas-cëtta del Comune di Novello.

Un incontro piacevole, con un bianco piemontese, abilissimo nel raccontare il terroir e nel lasciarsi plasmare dalla interpretazione del produttore. Una vera e propria danza in cui l’aromaticità si muove tra freschezza e sapidità rendendo il sorso godibile.

Che dire poi del Verduno Pelaverga di Diego Morra, rosso versatile da provare anche con pietanze di pesce, o del Grignolino del Monferrato Casalese DOC “Il Ruvo” di Castello di Gabiano, che ti conquista con l’imprinting di rosa selvatica, o del “Pitasso”, il Colli Tortonesi Timorasso Doc di Claudio Mariotto, un bianco con l’anima rossa.

Come non rimanere affascinati dall’ ”anarchico del Monferrato”, Sergio Foglino, e la sua selezione di etichette una più intrigante dell’altra.

Insomma, viene voglia di attraversare il Piemonte in lungo e in largo spingendosi oltre i luoghi e le etichette blasonate per scoprire i tanti piccoli universi che costellano la regione.

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