NAPOLI – C’è profumo di scudetto nell’aria. Napoli si prepara alla mega festa per l’evento sportivo più atteso dell’anno e anche il maestro pizzaiolo Luigi D’Auria non vuole mancare all’appuntamento.
Mordere i capelli di Osimhen, assaggiare l’orecchio di Lobotka o divorare il volto di Kvaratskhelia. Luigi D’Auria ha ideato pizze con le facce dei giocatori di Spalletti e non solo. “L’amore dei tifosi per la squadra è tale che ho pensato di creare delle pizze dove si potevano addirittura mangiare i calciatori di Spalletti. Al centro del disco di pasta, grazie ad una stampa alimentare, ho fatto riprodurre i volti dei giocatori del Napoli. Il condimento è poi rappresentato da una esplosione dei colori dello scudetto: il rosso del pomodoro fresco, il verde del basilico e il bianco della mozzarella. La pizza è però interamente commestibile”.
Le varianti di questa idea però sono tantissime: dai saltimbocca alle pizze per i bambini.
“Ho pensato che i saltimbocca potevano “vestirsi” di azzurro e assumere la forma della mascherina del bomber senegalese, a fronte di un ripieno classico, con salsicce e friarielli o comunque al gusto scelto dal cliente. – ha aggiunto D’Auria – Per i bambini che amano le patatine fritte e i wurstel invece una pizza di pasta azzurra e tanto altro”.
Luigi D’Auria, 46 anni, discende da una famiglia di panificatori e pizzaioli ed è titolare della pizzeria “Mondo Pizza” nel quartiere Vomero in via Netti. Tanti i riconoscimenti ottenuti nel tempo: premio del Ministro dell’Agricoltura per la Vera Pizza Napoletana nel mondo; 1° classificato al Corso “Miglior Pizza della Regione Campania 1998” rilasciato dalla FIPE Confcommercio; Premio Pizza Fest 2000; Riconoscimento onorario “Pizza Fest 2001” dalla Squadra nazionale italiana pizzaioli acrobatici; Responsabile Forno Autorità nel 2002 con riconoscimento del Comune di Napoli; Premio alla carriera 2014/15. Ama definirsi sui social pizzaiolo – sciamano per il suo rapporto con il reiki, di cui segue la filosofia. A breve presenterà infatti un suo libro scritto in collaborazione con la giornalista Enrica Buongiorno.