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Napoli e il liquore Santo Babà: un viaggio tra tradizione e innovazione

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NAPOLI (Di Anna Calì) – Napoli è una città che si racconta attraverso i suoi sapori, i suoi profumi e le sue tradizioni. Ogni vicolo, ogni piazza ha una storia da narrare, e spesso il modo più autentico per immergersi nell’anima partenopea è proprio attraverso la sua gastronomia.

Tra i simboli indiscussi della dolcezza napoletana, il babà occupa un posto d’onore: un dolce sontuoso, intriso di storia, che oggi si reinventa grazie a un’idea capace di portarlo oltre i confini della città, trasformandolo in un liquore che racchiude tutto il suo spirito. Soffice, dorato, imbevuto nel rum, a volte accompagnato da crema e frutti di bosco, il babà è un’esperienza sensoriale che mescola dolcezza e intensità, tradizione e piacere.

Grazie a Gino Formisano nasce così Santo Babà, un omaggio alla tradizione con uno sguardo rivolto al futuro.

L’idea di trasformare il babà in liquore nasce dalla volontà di portare il sapore di Napoli ovunque, permettendo a chiunque, anche lontano, di gustarne l’essenza. Santo Babà non è solo un liquore, ma una dichiarazione d’amore per la città, una celebrazione della sua cultura gastronomica.

Come nasce Santo Babà e soprattutto, come ha tratto ispirazione dalle sue esperienze di viaggio per creare questo liquore?

“Io ho sempre viaggiato, fin da giovane. Se guardi le foto sulla mia pagina Facebook, te ne renderai conto. I miei primi viaggi risalgono a quando ero molto giovane. Uno dei primi viaggi più lunghi che ho fatto è stato un viaggio premio. Avevo vent’anni e lavoravo in un’azienda che vendeva enciclopedie. Chi vendeva più enciclopedie vinceva un viaggio premio in Messico. Io ci sono riuscito, ho raggiunto l’obiettivo e ho potuto viaggiare.

I miei genitori, mio padre in particolare, lavoravano nelle ferrovie, quindi io ho sempre viaggiato tantissimo, sia con loro che da solo. Dai miei vent’anni circa, prendevo il treno e andavo a Roma, Milano, Torino, Verona, dove vive mio fratello. Ci andavo spesso.

Poi ho cominciato a viaggiare zaino in spalla e anche in bicicletta. Quando riesco, faccio ancora oggi molti viaggi in bici. Ho pedalato alle Canarie, a Parigi, ad Amsterdam, e spesso vado in bici in Sicilia, a Napoli e nel Salento, che ho visitato varie volte.

In questi viaggi ho trovato il mio equilibrio personale. Mi piace quel tipo di viaggio avventuroso che cerco sempre di vivere. Ma c’era un problema: ogni volta che partivo, sentivo la mancanza di Napoli. Dopo tre o quattro giorni fuori, già mi mancava.

Avevo bisogno di Napoli. Ogni volta che viaggiavo, parlavo con chiunque di Napoli, del Sud Italia, e anche loro sentivano questa necessità.

Chiunque sia napoletano e stia lontano da casa ha bisogno di Napoli. Così ho pensato: “Non posso mettere Napoli in valigia, né fermarmi un anno intero. Creerò qualcosa che possa rappresentare Napoli ovunque nel mondo”. La mozzarella è buonissima anche a Milano, ma non è come a Napoli, Salerno o Caserta. Il trasporto influisce”.

Come contribuisce il packaging, elegante e curato, a comunicare l’identità culturale napoletana e a posizionare il prodotto tra i liquori?

“All’inizio, il brand non si chiamava “Santo Babà”, ma “’È nu babà”. Tuttavia, distribuivo sempre un santino, perché volevo che le attività commerciali riconoscessero subito il valore aggiunto del prodotto. Nessuno si ricorda di un Babà, ma tutti ricordano un santino. In produzione, quando entravo, le persone mi accoglievano dicendo: “Ecco, questo è un Babà”. Così ho deciso di fare un rebranding nei primi tre mesi, cambiando il nome in “Santo Babà”.

All’inizio, il santino rappresentava un Babà centrale con San Gennaro stilizzato. Poi, ho voluto qualcosa di più particolare: San Gennaro con i Babà sulla sciarpa, il corno appeso e un bastone simile a una spada samurai, ma fatto a mano. Ho creduto che tutto dovesse richiamare Napoli, perché l’occhio vuole la sua parte. Quando vedi qualcosa di bello, provi emozione.

Cosa rende unico il prodotto? Quali sono state le sfide tecniche e creative durante il processo di infusione?

“Dire che è buono è superficiale. Il motivo per cui le persone comprano non è solo la qualità, ma l’emozione e il progetto dietro. Comunichiamo che non vendiamo un prodotto, ma un’emozione: tornare a Napoli. Una persona di Firenze che aveva abitato a Napoli mi ha scritto: “Mi auguro che Santo Babà mi faccia tornare a casa”.

Questo è ciò che vogliamo comunicare: Santo Babà non è solo un liquore, ma un posizionamento ben specifico. È un liquore tipicamente napoletano. Le attività partner, come Enrico Porzio o Zito 41, hanno capito che se offri un fine pasto calabrese o straniero, non sei un’attività napoletana. Devi offrire qualcosa di napoletano, come Santo Babà.

Ma è stato complicato per un motivo semplice: abbiamo trovato la cremosità in tre mesi, ma dovevamo garantire scalabilità e replicabilità. Non volevamo produrre mille bottiglie l’anno, ma creare un’azienda seria.

La parte difficile è stata trovare un equilibrio. Quando andavo in azienda a Sorrento, dicevo: “Come possiamo rendere il prodotto replicabile e costante?”. Loro mi hanno dato tutto ciò che serviva e io ho lavorato a casa con boccettine e campioni per trovare la sensazione giusta. Ci sono voluti tre mesi per la cremosità e nove per l’equilibrio.

Ho passato molto tempo in cucina per trovare l’equilibrio perfetto. Dopo mille prove, finalmente ce l’ho fatta”.

Quali sono gli abbinamenti culinari ideali per Santo Babà?

“Con il Babà è fantastico. Molti lo versano sopra il dolce tagliato. Alcuni clienti hanno creato un tiramisù con Santo Babà, bagnando i savoiardi nel liquore. Hanno fatto anche una cheesecake e cocktail come il Dekiri Babà, che è veramente buono”.

E tra i progetti futuri?

“Stiamo per lanciare un altro prodotto, un amaro tipicamente napoletano, chiamato “Gucce di Cazzima”. Sarà pronto per metà aprile.

Napoli è la mia fonte di ispirazione. Durante un viaggio in Marocco, ho avuto una paralisi e ho capito che la vita è breve. Così ho lasciato il mio lavoro per dedicarmi a un progetto mio. Ho sempre lavorato nel marketing e nella vendita, ma volevo creare qualcosa di mio.

Per me, Napoli è fondamentale. È il luogo dove tutto parte, ma ho anche bisogno di viaggiare. Grazie a Santo Babà, posso avere Napoli come base e viaggiare per il mondo.

Vedere le persone felici quando ricevono un regalo o quando vengono qui per acquistare Santo Babà è meraviglioso. Non mi aspettavo una risposta emotiva così forte. È bellissimo.

Non soltanto “Gocce di cazzimma”, Santo Babà ha trovato anche un altro rivenditore autorizzato presso il bar Saint Honoré di Fuorigrotta che lo lancerà proprio come novità regalo per Pasqua.

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