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Dall’archeologia i gioielli ispirati al mondo antico. Una linea di moda che sta conquistando i mercati internazionali

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“La 18ª edizione dell’Hangzhou Cultural and Creative Industry Expo vede protagonisti il Padiglione Italia e il Made in Italy protagonisti. Fino al 21 ottobre 2024, la città di Hangzhou, amata da Marco Polo, ospiterà la 18ª edizione dell’Hangzhou Cultural and Creative Industry Expo, un evento di prestigio internazionale dedicato all’industria culturale e creativa. Quest’anno, per il secondo anno consecutivo, l’agenzia WoM è stata incaricata di curare e organizzare il Padiglione Italia, dopo il grande successo della scorsa edizione. WoM, con la sua CEO Maria Ferrara, specializzata in progetti di internazionalizzazione tra Cina, Italia ed Emirati Arabi Uniti, ha deciso di arricchire ulteriormente l’esperienza di quest’anno, portando brand italiani che incarnano l’arte, l’innovazione e l’eccellenza del Made in Italy. Tra i marchi di spicco presenti al Padiglione Italia hanno voluto il mio. Io sono un’archeologa napoletana, ma ho creato il marchio Nymphè. Sono la prima archeologa a coniugare la ricerca scientifica con il design di gioielli, realizzando opere ispirate a reperti archeologici dall’epoca preistorica a quella classica. Per questa edizione dell’Expo, spicca in particolare la collezione ispirata ai reperti pompeiani, proseguendo lo spazio espositivo dedicato a Pompei, presente all’Expo cinese”. Lo ha affermato l’archeologa – designer, Nunzia Laura Saldamacchia, intervistata anche dalla Televisione Nazionale Cinese CCTV. Le sue opere, i suoi gioielli tratti dalla storia archeologica dell’antichità stanno conquistando i mercati internazionali e in queste ore il mercato cinese affascinato dal Made in Italy e dal Padiglione Italia, presente all’EXPO in Cina, fino al 21 di Ottobre.

Il sogno della bellezza da donare agli altri!

“Con la linea dedicata agli archeologi, al lavoro dello scavo e al disegno della ceramica, noi non creiamo solo gioielli tratti dalla storia antica, noi diamo emozioni, bellezza. Siamo archeologi e da una parte utilizziamo i tradizionali strumenti di un archeologo come ad esempio la piccozza, la carriola, il secchio, la scopetta, la palettina e li conosciamo, ma dall’altra siamo design dell’archeologia e dunque utilizziamo anche gli strumenti da disegno. Il disegno archeologico è un vero passaggio di iniziazione nel mondo dell’archeologia. É complesso, fatto di passaggi obbligati e precisione. Ma è anche il tempo in cui conosciamo davvero il reperto che abbiamo in mano. Scavare la terra è come scavare in noi stessi ormai così avulsi dalla materialità del terreno – ha continuato la Saldamacchia, archeologa – designer, esperta di ornamenti antichi e napoletana – e così si scopre la sua stratificazione fatta di diverse consistenze, colori, plasticità, porosità. E poi scopri le tue capacità di fronte ad una sfida nuova fatta di regole, ma anche intuitività primordiale quella che serve a vedere e poi comprendere quel mosaico verticale. Lo scavo archeologico è un’esperienza di formazione scientifica certo ma anche un’esperienza sociale fatta di momenti di condivisione della fatica e della gioia della scoperte. Per il primo frammento della mia prima tesi proveniente da materiale di ricognizione di Serra d’Aiello in Calabria ci ho impiegato 2 ore! Poi dopo centinaia di cocci il disegno archeologico della ceramica inizia a diventare una danza: quando salti dal frammento al profilografo, dal calibro alla matita in pochi secondi e si delinea l’immagine con l’inclinazione, il diametro, il prospetto messo al posto giusto.

Disegnare un frammento non è mera documentazione, certo è studio, osservazione, comprensione ma è anche DISEGNARE IL PASSATO PERDUTO. Il vaso di quel frammento non esisterà più se non in quel disegno se non in quel tuo tempo presente che hai impiegato per tornare indietro di secoli.

Noi abbiamo un obiettivo, un obiettivo chiaro, l’obiettivo di far conoscere questo lavoro straordinario, quello dell’archeologo! ”.

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