NAPOLI – La giornata della memoria del 27 gennaio è l’occasione per ricordare i crimini che si sono verificati insieme alla Shoah. Uno di questi è il Porrajmos, letteralmente “divoramento”, che portò alla morte di almeno 1 rom su 4 in tutta Europa: la stima è di 500mila vittime dovute alla persecuzione e alle deportazioni del regime nazi-fascista.
Di questa memoria parlano in un video Mersiana Jasari, abitante rom di Scampia a Napoli, e Gennaro Spinelli, presidente dell’Unione comunità rom in Italia. Dal passato al presente di una nuova generazione la realtà, quasi sempre, è quella dei campi dislocati in prossimità di viadotti, autostrade e discariche abusive con condizioni estreme per la vita delle persone.
Attualmente la situazione abitativa delle comunità rom a Napoli nella sua area metropolitana è la seguente: per quanto riguarda le strutture comunali, il campo sulla Circumvallazione di Secondigliano e il campo di Poggioreale ospitano rispettivamente ca. 400 (ex jugoslavia) e ca. 250 persone (Romania), il centro di accoglienza ex Scuola Deledda a Soccavo ca. 120 persone (Romania).
Per quanto riguarda gli insediamenti non autorizzati: Scampia via Cupa Perillo ca. 400 persone (ex Jugoslavia), lo storico campo di Barra – Santa Maria del Pozzo ca. 350 persone (Romania) disperse in seguito a un incendio scoppiato il 10 agosto 2021, Gianturco ca. 250 (Romania), Acerra ca. 80 persone, Casoria ca. 100 persone e Giugliano ca. 500 persone (in questi ultimi tre tutti ex Jugoslavia) disperse tra insediamenti non autorizzati e un campo comunale.
Circa duemila persone, arrivate alla terza generazione di nati in Italia, per le quali non si riescono a pianificare politiche abitative e sociali realmente inclusivi e in linea con i principi europei e i diritti costituzionali. Nell’estate del 2021, nel solo mese di agosto, ci sono stati 3 incendi a Barra, Casoria e Scampia senza nessuna soluzione alternativa trovata e offerta dalle istituzioni.
“Per me Porrajmos è qualcosa che ho vissuto indirettamente perché ho avuto mio nonno che è stato deportato – afferma Gennaro Spinelli – e oggi mi chiedo perché devono esistere i campi ‘nomadi” di persone che sono ferme in un posto da 50 anni. Allora sono campi profughi”.
Mersiana, studentessa a Napoli che vuole iscriversi all’Università, ricorda la situazione di Scampia: “si parla di riaprire l’asse mediano e sgomberare i campi che sono qui da 30 anni. Non sanno dove mettere queste famiglie né se costruiranno delle case per permettere loro una vita normale e far andare i bambini a scuola”.
Dichiarazione Chi rom e…Chi No: “Sono venti anni che denunciamo, raccontiamo e lottiamo con le comunità rom, in particolare di via Cupa Perillo a Scampia – un campo che esiste da circa trent’anni, oggi sotto minaccia di sgombero e per il quale non si riesce a trovare una soluzione abitativa dignitosa – per i diritti di cittadinanza e il diritto all’abitare, scontrandoci con la totale assenza di visione delle amministrazioni e un vero e proprio razzismo istituzionale, alternando fasi di grande partecipazione a fasi di vera e propria disperazione, per l’assenza di prospettive di vita piena e dignitosa per i giovani che sono la maggioranza. Continuiamo a sostenere faticosamente processi di emancipazione che si costruiscono anche attraverso la consapevolezza della propria storia e delle proprie radici.”