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Lo psicologo delle cure primarie prende il largo

NAPOLI – Lo psicologo delle cure primarie prende il largo. Il disegno di legge che lo prevede è in arrivo in aula alla Camera. Il testo unisce i progetti di legge presentati dai deputati Luciano Ciocchetti (FdI), Maurizio Lupi (Noi con l’Italia), Ilenia Malavasi (Pd), Stefano Graziano (Pd), Carmen Di Lauro (M5S), Annarita Patriarca (FI) e Simona Loizzo (Lega) e introduce nei livelli essenziali di assistenza coperti dal Servizio sanitario nazionale l’accesso allo psicologo. Una figura operante nell’assistenza primaria, che promuove salute e benessere psicologico a fianco di medici di famiglia e pediatri, eroga assistenza psicologica di primo livello, usa gli strumenti delle scienze psicologiche anche in teleassistenza ed a domicilio, opera nella Casa di comunità ma anche nelle scuole, ed è accessibile senza obbligo di ricetta del medico. Ne è previsto uno ogni 4-7 medici di famiglia, e si occuperebbe di tutte le fasce d’età prendendo in carico tra l’altro situazioni di lutto, perdita del lavoro, separazioni, disagi emotivi, diagnosi infauste, disabilità, presa in carico delle cronicità, e prevenzione della malattia. Attenzione: in Toscana, Campania, Abruzzo, Puglia il servizio di psicologia di base c’è già. In Campania lo psicologo è stato inserito nelle Aggregazioni funzionali territoriali attraverso il progetto ‘Ascoltiamo i Giovani’ realizzato nei territori afferenti alle ASL Salerno ed ASL Napoli 3 Sud. Svolto tra il 2021 e il 2022, il progetto ideato da Annamaria Ascione, psicologo e psicoterapeuta oggi responsabile nazionale nel Sindacato Medici Italiani (SMI) per gli psicologi. Il progetto ha previsto la presenza dello psicologo nelle Aft: uno psicologo per ogni studio di medico di famiglia, inserito per affrontare principalmente ma non esclusivamente i problemi dell’età evolutiva.
Attualmente gli psicologi di base, in Campania provengono da liste ed hanno inquadramenti diversi nelle varie Asl.
«L’intesa con la medicina generale nell’ ambito del progetto Ascoltiamo i Giovani, si è sviluppato prima del progetto di legge sullo psicologo di cure primarie. Abbiamo fatto un lavoro pioneristico e innovativo», puntualizza Ascione. «La collaborazione con i medici ha fatto sì che lavorando vicini le indicazioni sulle situazioni per cui valutare una presa in carico ci arrivassero in tempo reale: l’assistito veniva indirizzato da noi. E l’integrazione sui pazienti in età evolutiva si è rivelata tanto più efficace quanto più lo psicologo gestiva la situazione insieme al medico e negli ambienti di vita del cittadino».

«Ci siamo occupati in prima battuta dei problemi dell’adolescente e del suo rapporto con la scuola (la didattica avveniva a distanza). Ma abbiamo avuto modo di conoscere le famiglie e abbiamo lavorato anche sui bisogni di assistiti di altre fasce d’età che ci venivano indicati di volta in volta dal medico curante», continua Ascione. Del disegno di legge alla Camera, l’esponente SMI apprezza la tempestività e molti aspetti chiave. Ma, afferma, accanto alla Casa di Comunità ci sono altre sedi “elettive” per l’assistenza psicologica. «I servizi devono svilupparsi sia nelle sedi di distretto sia, in prevalenza, vicino ai cittadini», spiega. «In Campania abbiamo sviluppato una prossimità con pazienti e famiglie, attraverso la nostra esperienza con Ascoltiamo i Giovani. E partendo dagli studi dei medici delle Aft ci siamo interfacciati anche con i colleghi psicologi della scuola; abbiamo creato una rete circolare di supporto online attiva quando le scuole erano chiuse; continuata poi in presenza. Si è sviluppata in tal modo una circolarità di intervento capace di agganciare le problematiche da qualsiasi lato». Il progetto è terminato con la fine della pandemia, ma la collaborazione con i medici è rimasta. «I bisogni sono enormi, il Covid ha acceso i riflettori su problemi latenti – e non solo dell’età evolutiva – e sulla necessità di reti territoriali integrate ed attente in particolare ai disturbi lievi e moderati e capace di limitare gli accessi impropri al pronto soccorso, l’affollamento degli studi medici, il consumo inappropriato di farmaci».

Essenziale poi la figura dello psicologo in studio o almeno nello stesso pianerottolo del medico. C’è o no bisogno della ricetta del medico di famiglia propedeutica alla visita psicologica? Nella discussione sul ddl in Commissione Affari Sociali ha prevalso il “no” dopo ampio dibattito. «In realtà –dice Ascione–l’indicazione che parte dal medico serve solo se lo psicologo è esterno allo studio. Che è già di suo una situazione difficile: una volta uscito dallo studio il paziente può cambiare idea e non seguire nemmeno l’indicazione in ricetta. Se invece lo psicologo è nella stanza a fianco, l’utente non si perde, il medico lo accompagna personalmente o chiama lo psicologo in stanza, per una presa in carico integrata. Tra l’altro, da sempre nel programma di gestione delle ricette dei medici di famiglia in Campania esiste nella scheda assistito la pagina dedicata alla consulenza dello psicologo. Il lavoro in équipe fa sentire il paziente al sicuro, in un ambiente dove la riservatezza è tutelata e le risposte di cura vengono indirizzate in modo più efficace». Su un ultimo aspetto del disegno di legge, l’inquadramento contrattuale, Santina Bianchi, Responsabile Nazionale FESPA (Federazione Specialistica Ambulatoriale) auspica l’inserimento degli psicologi nel SSN attraverso il contratto collettivo nazionale, come dipendenti. In particolare, per Bianchi «è necessario impegnarsi con la concertazione sindacale per evitare l’insorgere di diversi contratti regionali e accordi tra le varie aziende sanitarie. Dobbiamo evitare differenze salariali che andrebbero a svantaggio delle relazioni tra i diversi professionisti, con eventuali ricadute sulla qualità delle prestazioni».

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