NAPOLI (Di Stefano Esposito) – Chi non soffre di patologie riconducibili all’intestino? Tutti, più o meno, oggigiorno ne accusiamo i sintomi. Un po’ per lo stress della vita quotidiana a cui siamo sottoposti, per i ritmi sempre più frenetici, ma molto anche per quello che mangiamo.
L’intestino, infatti, è un organo chiave per la salute, e capire come nutrirlo nel modo giusto può fare la differenza nella qualità della vita.
Ma allora cosa dobbiamo fare per migliorare la nostra dieta e l’intestino?
Lo abbiamo chiesto al dott. Magro Gerardo Diego, Biologo Nutrizionista Specializzato in Longevità e Patologie Intestinali, da anni studioso del legame tra alimentazione, microbiota e benessere generale, con un focus particolare sulla gestione della sindrome del colon irritabile (IBS).
Dottore, quali sono i principali fattori scatenanti della sindrome del colon irritabile e come possono essere gestiti attraverso l’alimentazione?
“L’IBS è una condizione multifattoriale, quindi non c’è una causa unica e universale. Tuttavia, alcuni fattori scatenanti si ripetono spesso:
Intolleranze alimentari (anche senza diagnosi formale, ma con evidenti sintomi dopo l’assunzione di certi cibi).
Disbiosi intestinale, cioè un’alterazione del microbiota che può peggiorare il gonfiore e i disturbi digestivi.
Stress e squilibri dell’asse intestino-cervello, che possono aumentare la sensibilità viscerale.
Consumo di FODMAPs, una classe di carboidrati fermentabili che spesso accentuano i sintomi.
Il modo migliore per gestire l’IBS con l’alimentazione è attraverso un approccio personalizzato. Un protocollo molto efficace è la dieta a basso contenuto di FODMAPs, che non significa eliminare questi alimenti per sempre, ma ridurli per un periodo e poi reintrodurli gradualmente. È anche fondamentale bilanciare l’apporto di fibre: le fibre solubili (come l’avena o lo psillio) sono spesso ben tollerate e aiutano la regolarità intestinale, mentre quelle insolubili (come la crusca) possono irritare ulteriormente l’intestino”.
Esistono alimenti specifici che dovrebbero essere evitati assolutamente dai pazienti affetti da colon irritabile?
“Non esiste una lista valida per tutti, ma alcuni alimenti sono notoriamente problematici. Tra i più critici ci sono:
Latticini ad alto contenuto di lattosio (latte, formaggi freschi, panna).
Legumi come fagioli, ceci e lenticchie, che fermentano e possono causare gonfiore.
Frutta ricca di fruttosio (mele, pere, mango), perché può essere mal assorbita.
Dolcificanti artificiali come sorbitolo, mannitolo e xilitolo, presenti in gomme e prodotti “sugar-free”.
Bevande gassate, alcol e caffè, che irritano la mucosa intestinale e alterano la motilità.
L’approccio corretto non è demonizzare gli alimenti, ma testare la propria tolleranza e trovare un equilibrio”.
Quali strategie nutrizionali consigli per alleviare i sintomi del colon irritabile durante periodi di stress o cambiamenti nella routine quotidiana?
“Nei momenti di stress i sintomi dell’IBS tendono a peggiorare, perché il sistema nervoso e l’intestino sono strettamente collegati. In questi periodi consiglio di:
Semplificare l’alimentazione, privilegiando cibi facili da digerire, come riso bianco, pesce e verdure cotte.
Evitare pasti abbondanti e troppo elaborati, per non sovraccaricare l’apparato digerente.
Integrare con tisane e infusi rilassanti, come camomilla, menta piperita e finocchio, che hanno un effetto antispastico.
Supportare il sistema nervoso con magnesio e L-triptofano, utili per ridurre la tensione e migliorare il sonno.
Praticare tecniche di rilassamento, come respirazione diaframmatica o meditazione, per abbassare i livelli di cortisolo.
L’alimentazione è solo una parte della gestione dell’IBS: il benessere mentale è altrettanto importante”.
Come può un paziente con colon irritabile bilanciare la necessità di una dieta restrittiva con il bisogno di una nutrizione equilibrata e varia?
“Il rischio più grande per chi segue una dieta restrittiva è quello di finire in una spirale di carenze nutrizionali e alimentazione monotona. Per evitarlo, il mio consiglio è:
Ruotare gli alimenti il più possibile, anche all’interno delle restrizioni.
Sostituire gli ingredienti senza perdere varietà: ad esempio, se il latte vaccino non è tollerato, si può usare quello di mandorla o di cocco senza additivi.
Monitorare le proprie reazioni alimentari con un diario alimentare, per capire cosa funziona e cosa no.
Integrare vitamine e minerali se necessario, soprattutto vitamina D, ferro e zinco, spesso carenti nei pazienti con IBS.
L’obiettivo è sempre quello di costruire un’alimentazione sostenibile nel lungo periodo, senza privazioni inutili”.
Ci sono nuovi studi o ricerche emergenti che potrebbero rivoluzionare l’approccio nutrizionale al trattamento del colon irritabile?
“Sì, la ricerca sta facendo passi da gigante. Alcuni degli sviluppi più interessanti riguardano:
Il ruolo del microbiota: oggi sappiamo che un microbiota sano è fondamentale per la gestione dell’IBS. Alcuni studi stanno valutando il trapianto di microbiota fecale come possibile terapia.
L’uso mirato di probiotici e prebiotici: non tutti i probiotici funzionano per tutti, ma ce ne sono alcuni molto promettenti, come il Bifidobacterium infantis e il Lactobacillus plantarum.
I nutraceutici, come la curcumina e la berberina, che hanno proprietà antinfiammatorie e possono modulare il microbiota.
La personalizzazione della dieta basata su test genetici e metabolici, per capire quali alimenti siano davvero più adatti a ogni individuo.
Quello che sta emergendo è che non esiste una strategia unica per tutti, ma che il futuro della nutrizione sarà sempre più personalizzato”.
Di seguito i contatti del dott. Magro Gerardo Diego:
Dott. Magro Gerardo Diego
Viale Elvezia, 2
Monza (MB)
Tel. 351/5865713
Instagram: https://www.instagram.com/magrodiegolongevita?igsh=MTk2eG9zcWljeTh6cA==