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Dibattito sul carcere al ristorante Il Poggio: intervenuto il Sottosegretario di Stato alla Giustizia Giorgis

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NAPOLI – “Un carcere che riesce a svolgere la sua funzione rieducativa, come previsto dalla Costituzione, è un carcere che fa bene anche ai cittadini liberi perché tutela la sicurezza dell’intera comunità grazie al significativo calo della recidiva”. Così il Sottosegretario di Stato alla Giustizia Andrea Giorgis conclude il dibattito su vita detentiva al tempo del Covid-19, misure alternative al carcere e giustizia veramente ‘giusta’, che si è tenuto stamattina a Napoli, presso il ristorante Il Poggio, in via Nuova Poggiorale 160/c.

L’occasione è stata offerta dalla presentazione del libro-testimonianza del Garante dei Detenuti della Regione Campania Samuele Ciambriello “Carcere. Idee, proposte, riflessioni”, promossa dal gruppo di imprese sociali Gesco in collaborazione con la casa editrice Rogiosi.

“Questo è un libro che fa pensare – aggiunge Giorgis – È un libro ricco non solo per i contenuti dello scrittore ma anche ricco per i contributi dati dagli altri partecipanti al volume. Sono tutti contributi che aiutano a capire tutte quelle che sono le difficoltà e le scommesse che chi è chiamato ad esercitare un’azione di governo è chiamato ad affrontare. L’ articolo 27 della Costituzione con cui abbiamo a che fare ogni volta che affrontiamo il tema ‘carcere’ prevede, nella sua semplicità, non solo provvedimenti legislativi, non solo investimenti materiali ma anche di una predisposizione culturale”.

“Circa 27mila persone in Italia sono vittime di una giustizia sbagliata – spiega Samuele Ciambriello – La Costituzione parla del carcere e delle pene come di un luogo per rieducare. In tutta Europa si parla di pene, solo in Italia si parla di pena e non ci sono, se non dopo molti anni di detenzione e con l’intervento di magistrati di sorveglianza, luoghi alternativi al carcere nel nostro Paese. Bisogna liberarsi dalla necessità del carcere, poi quando proprio non se ne può fare a meno, dobbiamo coniugare la certezza della pena con la qualità della pena”.

Così il presidente di Gesco Sergio D’Angelo: “Anche il ristorante Il Poggio, nato da un progetto di rigenerazione urbana e sociale del gruppo di imprese sociali Gesco da quello che era un ex opificio abbandonato in un quartiere caratterizzato da degrado e conosciuto nella periferia est di Napoli solo per il carcere e il cimitero, ha fatto la sua parte offrendo un’opportunità di lavoro a 40 giovani a rischio e a detenuti minori e adulti che oggi lavorano con noi”. Ha poi illustrato i progetti che il gruppo Gesco realizza nel carcere di Poggioreale (Progetto IV Piano) e in quello di Secondigliano (impianto di compostaggio), che vanno nella stessa direzione.

All’intensa mattinata, moderata dalla giornalista Elena Scarici, sono intervenuti, tra gli altri, il portavoce della conferenza nazionale dei garanti regionali e locali Stefano Anastasia, la docente universitaria Anna Malinconico, il cappellano del Carcere di Poggioreale Don Franco Esposito, l’ergastolano Cosimo Rega, ex boss in semilibertà che ha arricchito il dibattito con la sua preziosa testimonianza.

Il libro

“Carcere è l’anagramma di cercare. Cercare per ricostruire, per ritrovarsi, per seguire una strada che è tracciata anche dalla Costituzione: assumersi le responsabilità, per trovare se stessi, rispettando i diritti delle persone”. È questo lo slogan di Samuele Ciambriello, giornalista, scrittore, professore, attivamente impegnato da 40 anni nella lotta per i diritti delle persone sottoposte a restrizioni della libertà personale e Garante dei Detenuti della Regione Campania da ottobre 2017.

L’autore

Presidente dell’Associazione La Mansarda, Samuele Ciambriello, dopo diversi anni, ha sentito l’esigenza di ‘scrivere di carcere’, di trattare del complesso sistema penitenziario, ma soprattutto delle esperienze di vita vissuta in esso annidate, di diritti negati, di affettività, partendo da un’attenta analisi, attraverso attività di monitoraggio, osservazioni, colloqui, sopralluoghi, progetti, il tutto rifacendosi all’art. 27 della Costituzione, che recita “Le pene [17 ss. c.p.] non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

Un testo alla portata di tutti, professionisti del settore e non, che cerca con un linguaggio semplice di fornire dei riferimenti teorici, empirici e scientifici, con l’intento di abbattere i muri e di instaurare ponti tra il ‘dentro’ e il ‘fuori’, mettendo in risalto l’importanza di costruire e di ‘cercare’ insieme, popolazione detenuta e non, una ‘zattera’ che possa remare controcorrente nel mare dell’indifferenza e della repressione, sull’onda della consapevolezza e del rinvenimento.

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