POZZUOLI – “Gli standard di sicurezza delle barriere protettive sul Viadotto Acqualonga garantivano una elevata capacità di contenimento, adeguata a quella massima prevista dalla normativa”.
Lo ha sostenuto la difesa dei 12 imputati tra dirigenti e funzionari di Autostrade spa, nel processo in corso ad Avellino per la strage che il 28 luglio del 2013 costò la vita a 40 persone precipitate dal viadotto dell’A16 Napoli-Canosa a bordo del bus con il quale stavano facendo ritorno a casa dopo una gita nei luoghi di san Pio da Pietrelcina.
Il difensore della società Autostrade, Giorgio Perroni, ha anche sostenuto che il degrado dei “tirafondi” (i bulloni che fissano al suolo i New Jersey, ndr) non è da ritenere la causa che ha provocato il cedimento della barriera, come hanno dimostrato i crash test mentre per contro l’accusa non avrebbe fornito alcuna prova in ordine alla effettiva conoscenza da parte della Direzione del Tronco, a cui è demandata la manutenzione di quel tratto autostradale, del fenomeno accertato.