NAPOLI (Di Anna Calì) – Il suolo si solleva, le scosse aumentano, l’allerta cresce. I Campi Flegrei continuano a dare segnali di un’attività bradisismica che non accenna a fermarsi, sollevando interrogativi sulla sicurezza dell’area e sulle misure di prevenzione. In questa intervista, il Dott. Giuseppe Mastrolorenzo, vulcanologo dell’Osservatorio Vesuviano- INGV analizza lo stato attuale del bradisismo, le possibili evoluzioni del fenomeno e le strategie necessarie per garantire la sicurezza della popolazione.
Cos’è cambiato durante la crisi bradisismica degli anni ’80 rispetto a oggi?
“Questa crisi è totalmente diversa da quelle del passato. Il bradisismo è poco conosciuto e imprevedibile. Iniziato nel 2005 in modo modesto, si è intensificato dal 2012, con un aumento enorme dei gas (CO₂ passata da 3.000 a 5.000 tonnellate al giorno, H₂S cresciuto di cinque volte). Rispetto agli anni ’80, la deformazione del suolo è anche dieci volte inferiore ma i terremoti sono più forti. È una fase lunga e ad alta energia, quindi imprevedibile.
Negli anni ’80, durava circa due anni con sollevamenti di 1,70-1,80 metri. Oggi, il sollevamento è di pochi centimetri al mese, ma i terremoti sono i più forti mai registrati. Già l’anno scorso ci sono stati danni diffusi e 1.500 sfollati. Questa volta ci sono stati 11 feriti.
La crisi è completamente diversa. Sullo sfondo resta invece il rischio vulcanico, perché il piano di emergenza nazionale è un piano di emergenza per il rischio vulcanico. E quello vale sempre, in ogni momento. Io ho anche detto: attenzione, non è necessariamente connesso al bradisismo il rischio vulcanico, perché un’eruzione in teoria potrebbe venire fra mille anni, fra un secolo, o anche, speriamo di no, fra un giorno, ma anche senza preavviso.
Le eruzioni dei Campi Flegrei non sono quelle come gli altri vulcani, tipo l’Etna o tipo le Hawaii, ma sono eruzioni nelle quali il magma risale rapidissimamente. Quindi potrebbe anche purtroppo sorprenderci quando magari è tranquillo, non c’è bradisismo, quindi non c’è deformazione, e viene l’eruzione. Non sappiamo né quale possa essere la scala né dove si aprirà la bocca eruttiva e ovviamente né quando avverrà.
Cosa manca per passare dall’allerta gialla a quella arancione?
“Per quanto riguarda il rischio eruttivo da molti anni critico proprio questa strategia dei quattro livelli di allerta perché non conosciamo le soglie del passaggio al livello arancione e rosso e, quindi, la decisione potrebbe essere arbitraria con grave rischio di falso allarme o peggio ancora, di mancato allarme.
A questo proposito, sabato intorno alle 13:30 si è verificata una forte scossa di terremoto, seguita da un apparente calo dell’attività sismica. Tuttavia, tra sabato sera e domenica, soprattutto nelle ore serali, nell’aria si è avvertito un forte odore di zolfo. Qual è la sua opinione in merito? E soprattutto, cosa dobbiamo aspettarci ora, considerando che da due giorni sembra esserci un’apparente tregua?
“Non bisogna mai abbassare la guardia: ogni volta che una crisi o una sequenza sismica si interrompe, si tende a illudersi che sia finita. In realtà, scosse forti come quelle recenti – o persino più intense – possono verificarsi in qualsiasi momento. Nell’ultimo mese, il sollevamento del suolo è aumentato da 1 cm a 3 cm al mese, e servono nuovi dati per comprendere l’evoluzione del fenomeno. Speriamo che non accada, perché scosse più forti potrebbero causare cedimenti parziali o totali degli edifici, già al limite della resistenza.
Per quanto riguarda l’odore avvertito nei giorni scorsi, non si tratta di variazioni quotidiane nel flusso di idrogeno solforato, ma della sua percezione, che dipende dalla direzione e dall’intensità del vento, come accaduto di recente a causa di forti raffiche.”