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All’EICMA dell’anno scorso (ragazzi, è già passato un anno!) la Moto Guzzi presentava la MGX-21 Flying Fortress, un prototipo di bagger sviluppata su base California 1400. La moto, lunga e scura, raccolse consensi minori rispetto alla ragazza che la accompagnava, molto lunga e molto scura pure lei. Il pubblico in generale criticava l’impostazione lontana dallo stile e dai gusti del tradizionale e tradizionalista cliente Guzzi. Le moto però hanno tre facce: una in foto, una da vicino ed una sulla strada e spesso sono molto diverse tra loro. Noi siamo andati oltre la foto per toccare l’arte con mano (da Napoli: Giuseppe Irrera)

La parte dell’occhio – Se in foto la Flying Fortress sembra un pretenzioso esercizio di stile, accarezzandola si apprezza la sua reale eleganza. Gli spigoli vivi e le superfici liscie sono lontane anni luce dal look appariscente delle Harley, o delle giapponesi che vorrebbero essere delle Harley. L’elegante MGX sembra disegnata con due graffi di matita tirati su un foglio e se le moto americane restano fedeli alle linee abbondanti degli anni ’50, la Guzzi è una figlia del ‘900. Disegnata dal vento che plasma la materia e la trasforma in rappresentazione della velocità, togliendo ciò che era superfluo. Lavorando per sottrazione e non per aggiunta, come uno scultore.

Il carbonio – Nessun cavo è a vista, nessuna scelta è casuale e le finiture sono uno dei punti forti di questa moto, assemblata con mano ferma. L’attenzione ai dettagli, come l’aquila all’interno del faro, ci fa immaginare le scatole di Aulin consumate dai designer. Visto che la MGX pesa 341 Kg (due Honda RC 213V-S), l’abbondante carbonio non ha scopi sportivi, ma è stato scelto per la sua raffinatezza. Il mix estetico del cruscotto tra digitale, analogico, nero e cromature è di gran classe. Il faro California si inserisce bene nelle linee del grande cupolino. La ruota da 21″ all’anteriore non stona, viste le proporzioni, ma il solito mozzetto del disco appare semplice davanti alla carenatura lenticolare in carbonio ed il parafango forse è troppo massiccio. La coda a punta ha linee pulitissime e la targa rasoterra può non piacere, ma appartiene allo stile bagger. L’aletta sotto il cupolino, infine, indica che il lavoro non è stato finalizzato solo all’estetica. Il catalogo accessori può richiedere un aggiornamento del massimale della carta Visa, ma sono soldi spesi bene.

Il ferro – Ciclistica, elettronica e meccanica si basano sulla collaudata California (che abbiamo già provato qui), con motore sospeso elasticamente da 96 Cv e 120 Nm. Garanzia di attualità tecnologica e grandi possibilità stradali. Solo la guida forse risulterà ammorbidita dalla ruota anteriore di grande diametro, che dovrebbe spostare la bilancia dalla manegevolezza alla stabilità, per fare della MGX una grande viaggiatrice, immaginata per esprimersi al meglio sulle highway americane. Non è un caso se il lancio mondiale è stato fatto in Oklahoma, al mitico raduno di Sturgis.

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Il silicio – Oltre a mappature e controllo di trazione su tre livelli, il sistema della MGX 21 ha una radio MP3 che gestisce fino a 5 dispositivi bluetooth dal cruscotto, con funzione chiamata ed interfono ed i sensori della moto si interfacciano con la app Guzzi Media Platform, che trasforma lo smartphone in un display aggiuntivo programmabile su cui controllare fino a cinque parametri in un elenco lunghissimo, che va dalla carica della batteria all’inclinazione in curva. Tra le altre cose, il navigatore del telefono ci indica il benzinaio più vicino se si accende la riserva e memorizza la posizione della moto quando la spegniamo. Per ritrovarla nei maxiparcheggi, o ai megaraduni come Sturgis.

In conclusione – La Guzzi MGX 21 Flying Fortress unisce il motociclismo all’arte, come un divano di design o una lampada firmata trasmette il piacere del possederla insieme alla possibilità di usarla, con la certezza di un’altissima qualità. Sorprende per le sue forme ardite e lontane dalla attuale produzione della casa, ma è inevitabilmente destinata a rimanere un pezzo unico e mitico, riferimento per le future generazioni di moto prodotte a Mandello del Lario. Noi la compreremmo per tre ragioni: anzitutto per farci un viaggio ogni tanto, che una moto così deve camminare. Poi per guadarcela ed infine per farla vedere agli amici, ai quali vuoi bene, ma come diciamo a Napoli ogni tanto devono schiattare. Il prezzo di 24.100€ su strada forse può spaventare, ma non è fuori mercato e comprende una serie di dotazioni che altrove si pagano a parte.

Napolivillage Motori ringrazia Dotoli M2, concessionaria ufficiale Moto Guzzi di Napoli, con la promessa di non rivelare quello che ci ha detto sulle prossime moto in uscita.
Per ora.

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